Immagine: Les Enfants - Etienne Dinet
Noi che per telefonare usavamo il gettone e per ascoltare la musica avvolgevamo le cassette nel walkman. Noi che nel giro di pochissimi anni siamo passati dalla terza rivoluzione industriale, con la scoperta dell'energia atomica e la globalizzazione dei mercati, all'"Industry 4.0" e al sistema ciberfisico.
Chi ricorda la propria adolescenza negli anni ‘80 appartiene all'ultima generazione cresciuta senza click sulla tastiera o sugli smartphone. L'ultima generazione "off-line". Una volta c'era il giocattolo, c'erano i giochi all'aria aperta, c'erano i negozi di giocattoli dove i ragazzi delle generazioni a cavallo di due millenni si sono alternati per comprare quei fantastici compagni di viaggio con cui hanno sognato, costruito castelli, inventato storie. E oggi?
La riflessione nasce dalla chiusura a Roma di "Birillo".
La chiusura di Birillo e lo sviluppo dei giochi online ci riporta alla riflessione di Charles Baudelaire (Morale del giocattolo, su le Monde littéraire, 1853): “I giocattoli diventano gli attori della vita immaginaria cui i bambini danno vita nel giocare grazie alla propria fervida immaginazione”. Osserva Alberto Manguel in “Una stanza piena di giocattoli, 2012): “I giocattoli sono il nostro tentativo di comprendere il mondo” e non possiamo che concordare con quanto afferma Alessandro Morandotti (Minime, 1979/80): “Da piccoli abbiamo i giocattoli. Da grandi, i sentimenti”. Nulla è come prima, ma ciò che sarà dipende sempre da noi.
Dall'articolo di Cinzia Tocci su EA Magazine - 4 maggio 2018