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C1V Press

Troppi libri e pochi lettori? Un libro è tale solo se è presente in libreria? Facciamo una radiograf


Nel 2017, circa 4.900 case editrici hanno pubblicato almeno 1 libro, per un totale di oltre 72.000 titoli. Il Catalogo dei Libri in commercio raggiunge così oltre 1 milione di titoli, per un fatturato che vale 3,1 miliardi (dati AIE). Gli ultimi dati ISTAT si riferiscono al 2016, quando questo mercato non interessava oltre 30 milioni di italiani con più di 6 anni - che non aveva letto nemmeno un libro di carta in un anno - cioè oltre il 57% della popolazione. Di contro, i lettori "forti", che avevano letto almeno un libro al mese, erano il 5,7%. Dietro i lettori e i libri ci sono gli autori e gli editori. In mezzo, i canali di distribuzione. Il più classico è il distributore, che tratta con il libraio da una parte (di solito con il riconoscimento tra il 35 e il 40 per cento del prezzo di copertina e il pagamento a 90-120 giorni) e l’editore dall’altra (una volta ricevuti i soldi dalle librerie, il distributore paga l’editore, aggiungendo ulteriori tempi per l’amministrazione e trattenendo il 55-60% del prezzo di copertina, con spese di spedizione e resi a carico dell’editore).

Considerando che le spese di produzione possono variare tra il 20% e il 30% del prezzo di copertina, che gli autori percepiscono i diritti sulle vendite e che l’editore ha anche altre spese (personale, sede, utenze, tipografia, spedizioni, etc) e tasse (Inps, redditi, etc) da sostenere, i margini con questo modello di distribuzione sono irrisori e hanno poco senso rispetto al grande rischio di impresa che ne deriva. Non ultimo va considerato che l’editore è l’ultimo anello della catena per quanto riguarda i guadagni e se qualcosa va storto a rimetterci è l’editore stesso, che, suo malgrado, ha sostenuto tutte le spese in anticipo e affidato i libri al distributore, il quale non li acquista ma li riceve in conto vendita, libero di rendere tutte le copie invendute e ritirate dalle librerie. Anche perché il libraio che non ha venduto tutti i libri che ha ricevuto può decidere di renderli e fare così spazio a nuovi titoli. Solitamente le rese sono circa il 60%. Resta il 40% da pagare all’editore, ma con la “crisi” dell’editoria, può succedere che il distributore rimandi i pagamenti, a data da definire. Questo modello di filiera editoriale fa acqua da tutte le parti e si sa, i libri sono sensibili all’umidità.

Cosa succede alle copie invendute? Per l’editore costituiscono una perdita non solo per il prodotto invenduto ma anche per le spese che deve sostenere per il ritiro, per il magazzino delle scorte e in ultimo per il macero. Non solo i margini erano bassissimi, ma ci rimette pure. E qui si innesca il gioco del cane che si morde la coda, perché più ci rimette e più ci vuole rientrare, quindi continua a pubblicare e a girarci intorno.

Ma siamo giunti al Terzo Millennio, viviamo la quarta rivoluzione industriale e tutto è online: prodotti, servizi, persino le persone sui social. Sono più di 4 miliardi le persone che nel mondo accedono a internet e solo nel 2017 quasi la metà ha acquistato online, tramite l’e-commerce. Anche per i libri, dove in Italia, con 43 milioni di utenti internet pari all’89,9% della popolazione, nel 2017 le vendite online hanno superato, in crescita, il 21% del valore di sell-out.

Il mercato online è oramai una nuova realtà, il Governo incentiva la digitalizzazione delle aziende e queste stanno cambiando i propri modelli di business e funzionali per poter vendere online, eventualmente integrando la propria rete di vendita fisica ove presente. La crescita delle vendite online riduce le altre quote di mercato (Librerie e GDO), favorisce processi più snelli e permette all’editore di governare la produzione e la diffusione dei prodotti, avendo sotto controllo l’andamento real time delle vendite. Il tutto con minori costi, quindi un margine non più bassissimo, anche se resta basso -- perché anche la tecnologia costa -, che permette però di poter reinvestire risorse in nuove produzioni e di qualità. Un'editoria sana, di valore, dove gli autori, che prima ambivano ad avere il proprio libro distribuito nelle librerie, come se magicamente questo bastasse per farlo vendere, assumono un ruolo sempre più importante nella diffusione quali comunicatori. Perché un libro è tale non tanto se si trova in uno scaffale di una libreria bensì se viene letto, se se ne parla, se lo si consiglia, lo si regala.


Non tutti sanno che qualsiasi libro registrato con il proprio ISBN nel Catalogo dei Libri in commercio può essere ordinato all'editore dalle librerie stesse, cosa che accade spesso anche per i libri di C1V Edizioni. Anche perché, considerando quanti nuovi libri vengono pubblicati ogni anno e quanti sono registrati nel Catalogo dei Libri in commercio, è impensabile sperare di trovarli tutti nelle librerie. Queste dovrebbero diventare enormi magazzini, per questo solo una minima selezione passa nei loro scaffali e viene ciclicamente aggiornata. Un lusso per pochi, per lo più per grandi marchi che operano da sempre con il modello della distribuzione fisica.

C1V Edizioni, invece, opera online da quando è nata nel 2008, anticipando i tempi. Nel 2018 ha aperto parallelamente il canale della distribuzione libraria, tuttavia gli scarsi risultati hanno portato ad abbandonare questo modello (con una resa del 50%) e, a causa della "crisi" dell'editoria dichiarata dal distributore, la casa editrice sta ancora aspettando il pagamento delle copie vendute. In questi casi ne fanno le spese anche gli autori, che a loro volta attendono il pagamento dei diritti, tuttavia C1V Edizioni non ha bloccato nessun pagamento e ha affidato la pratica al proprio legale per ottenere quanto spettante dal distributore.


Più che crisi dell'editoria, si dovrebbe parlare di crisi di valori, di professionalità, di rispetto, dove ognuno pensa a trarre il proprio beneficio a discapito di qualcun altro, anziché approcciare l'attività con un lavoro di squadra.

I tempi della classica distribuzione sono destinati a cedere il passo all'innovazione e al cambiamento. E anche i lettori se ne stanno accorgendo e stanno cambiando le abitudini di acquisto. In questo scenario, ha ancora senso per gli editori affidarsi ai distributori e per gli autori voler vedere il proprio libro nella librerie fisiche? La radiografia parla chiaro, voler far finta del contrario significa andare incontro a una dolorosa morte. Un po' come chi per curarsi si affida a cure pseudoscientifiche anziché alla medicina.



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